Pagine

venerdì 3 dicembre 2010

Tavecchio, allarme sulle tasse tra i dilettanti: qualcuno vuole il 30%.Clikka qui x leggere tutto

POGGIOMARINO.
Carlo Tavecchio ha lanciato il suo messaggio ai dilettanti. E a tutte le altri le componenti del calcio, intervenendo al convegno, organizzato all’Isef, sulla nuova figura del collaboratore sportivo delle società dilettantistiche.
Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti ha sottolineato come la Campania sia una delle regioni più attive: “Qui c’è sempre fermento, nuove iniziative”. Un complimento alla gestione della Figc regionale di Colonna e Pastore, capace di riempire la grande aula magna dell’Isef di Poggiomarino con centinaia di uditori.

Il discorso di Tavecchio è seguitissimo, mentre il presidente parla la platea è attenta, gradisce la linearità dei concetti e la capacità del presidente di illustrare percorsi da seguire, relative problematiche e risoluzione dei problemi che attanagliano i dilettanti, termine che lui ripudia: “Mi dispiace non aver trovato un sinonimo e, quando si usa la locuzione dilettanti allo sbaraglio, mi dà enorme fastidio”.
Il finale è col botto e riguarda lo statuto, per il quale è a capo della relativa commissione che già si è riunita sei volte: “Quello attuale è figlio della riforma Pancalli-Coccia arrivata dopo Calciopoli. Bisogna ripristinare l’autority del Consiglio Federale sulle nomine dei giudici, va abolita la giustizia domestica degli arbitri e deve esserci un’unica sede istituzionale e ritornare all’antico con i gradi di giustizia sportiva. Purtroppo, il Coni vieta il ripristino nella Procura Federale della commissione inquirente e quella giudicante”.
Ha sviscerato cifre e numeri: “Siamo un’organizzazione da 15mila associazioni, con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro e dobbiamo professionalizzarci, non c’è tempo per il pressappochismo”.
Tavecchio è anche feroce in una sua considerazione: “Qualche sciagurato personaggio ha portato in Europa la questione del vincolo, qualcun altro vuole però tassare il fatturato massimo di 250mila euro delle società dilettantistiche del 30%, non come avviene oggi, perché li ritiene aiuti di Stato”. Sarebbe la fine del movimento, “ma Uchmar la pensa diversamente”.
Il presidente non accetta neanche quello che è accaduto con la legge Melandri: “Nel calcio ci sono i paganti, che sono le Leghe, e i percipienti, che sono arbitri, allenatori e calciatori. E’ come se confindustria e sindacati stessero insieme. Nella vecchia Jugoslavia hanno fatto questa cosa e ricordate cosa è successo a Belgrado?”.
Un pericolo dal quale liberarsi, ma Tavecchio deve sottolineare gli enormi progressi fatti sotto la sua gestione. “Quando sono diventato presidente della Lega Nazionale Dilettanti, nel 1999, c’era un patrimonio equivalente a zero, la Lnd non aveva neanche gli immobili: dopo 11 anni abbiamo una sede e un patrimonio netto da 13 milioni di euro, tra l’altro riducendo la quota che veniva presa dalle iscrizioni della società, che con il mio predecessore era del 35% e che oggi è del 25%. In serie D ci sono società che hanno gestioni da un milione di euro, i bilanci vanno trattati, servono relazioni tecniche e figure specifiche e noi siamo ancora fermi alla ritenuta di 7.500 euro”.
C’è anche la questione degli investimenti diretti da parte delle società che fa infuriare Tavecchio: “Non è possibile che i presidenti devono ristrutturasi lo stadio. I sindaci devono tener conto del fatto che il calcio è un’attività per il tempo libero, che può servire per il recupero delle devianze, ha una funzione strategica nella cultura e che i ragazzi trascorrono con allenatori e direttori sportivi più tempo di quanto passano in famiglia; quindi gli enti locali vanno sensibilizzati”.
Dà anche consigli alle società: “Si potrebbero recuperare in un anno almeno 20mila euro ricevendo contributi dal 5 per mille e poi istallando i panelli fotovoltaici per il risparmio dei costi dell’energia elettrica, che alla fine di un campionato sono comunque elevati”.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti soggetti a moderazione degli amministratori.